1 DICEMBRE: GIORNATA MONDIALE PER LA LOTTA ALL'AIDS
Dal 1981, l'AIDS ha ucciso oltre 25 milioni di persone, diventando una delle epidemie più distruttive che la storia ricordi. I sieropositivi nel mondo, ad oggi, sono invece 34 milioni.
La necessità di istituire una Giornata Mondiale contro l'AIDS, il 1° dicembre di ogni anno, in cui si faccia opera di prevenzione e sensibilizzazione in materia di malattie sessualmente trasmissibili, è resa evidente dalla crudezza di questi dati, che evidenziano come la diffusione del virus dell'HIV sia un fenomeno globale che non può essere ignorato.
Da momenti come il 1° dicembre può e deve partire la battaglia contro la diffusione delle malattie sessualmente trasmissibili, una battaglia prima di tutto culturale, con un lavoro che permetta di fare breccia nel muro di omertà e di disinformazione che è stato eretto attorno a questa tematica.
Confrontandosi con dati come quello evidenziato da studenti.it, che mostra come il 31% degli alunni dei nostri istituti sappia poco o nulla riguardo la questione, ci si rende conto di quanto sia necessaria un'informazione chiara, trasparente, che affronti il problema parlando delle modalità di contagio, dei rischi e della prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili.
La diffusione del virus può avvenire principalmente in due modi: o per via ematica, attraverso una trasfusione di sangue infetto o, nella maggior parte dei casi, per via sessuale. Un altro caso attraverso cui esso ha la possibilità di diffondersi è per via materno-fetale, ma questo rappresenta una minima parte dei contagi poiché esistono i farmaci in grado di limitare questa via di trasmissione del virus.
Soprattutto per quanto riguarda il secondo caso, fare prevenzione per evitare la trasmissione dell'HIV è tanto semplice quanto necessario. Un semplice preservativo, se usato correttamente, è l'unico metodo efficace per evitare la trasmissione del virus durante il rapporto.
Solo usando questo piccolo accorgimento si ridurrebbe drasticamente il numero di contagi, poiché, secondo le statistiche attuali, ben il 90% dei contagi avviene a causa di un rapporto sessuale non protetto.
In Emilia-Romagna esistono diverse strutture che operano in questa direzione, ed è stata attivata una rete regionale di prevenzione e cura dell'AIDS, cui contribuiscono associazioni sanitarie e di volontari, che si possono trovare, divise per provincia, sul sitowww.helpaids.it
Nonostante la ricerca scientifica stia facendo discreti passi avanti nella cura di queste malattie, migliorando l'efficacia delle terapie e dei farmaci antiretrovirali, rimane comunque la necessità forte di affrontare il problema in modo mirato, per arginare la vera causa dell'incredibile diffusione del virus, ossia l'ignoranza in materia di modalità di trasmissione e di prevenzione.
Pur esistendo farmaci antiretrovirali capaci di prevenire l'insorgenza di AIDS, bisogna agire alla radice del problema, lavorando per eradicare l’HIV. Fare prevenzione diventa quindi una questione di vitale importanza, poiché è senza alcun dubbio la migliore assicurazione sulla nostra salute e su quella del nostro partner.
Le cure per l’AIDS inoltre non sono accessibili a molti sieropositivi, considerando il loro costo elevato e il fatto che il virus sia maggiormente diffuso nei paesi sottosviluppati e tra gli strati più poveri della popolazione mondiale.
La questione centrale deve essere quella di diffondere una cultura che non solo porti ad una diffusione di nozioni basilari per rallentare la diffusione delle malattie sessualmente trasmissibili, ma anche che crei una visione meno stigmatizzata delle persone sieropositive, troppo spesso
relegate ai margini della società e lasciate sole nella battaglia contro l'AIDS.
Lavorare sull'integrazione significa prima di tutto sfatare il mito secondo cui le persone più a rischio e quindi più esposte al contagio dell'HIV e più in generale delle malattie sessualmente siano gli omosessuali. Un pensiero del genere rappresenta non solo un problema sociale, in quanto
l'associazione sieropositivo-omosessuale sta diventando un luogo comune difficile da sfatare, ma rischia anche di far abbassare la guardia a molte coppie, rendendo la quesione un problema legato solamente alla sessualità del singolo quando in realtà la diffusione del virus avviene indipendemente dal tipo di rapporto, sia esso omosessuale o eterosessuale.
Un altro passo importante verso l’integrazione dei sieropositivi può essere fatto semplicemente spiegando che entrando in contatto con chi è affetto da HIV non si rischia di contrarre il virus, né tramite il semplice contatto fisico né tramite la saliva.
Esistono associazioni che si occupano in modo specifico di assistere i malati di AIDS: ad esempio, nella nostra regione, sul territorio modenese opera una struttura, l’ASA 97 (Associazione Solidarietà malati Aids 97), che si occupa di fornire sostegno e assistenza sia ai sieropositivi che ai loro familiari, lavorando per farli uscire dal loro isolamento sociale anche attraverso campagne di sensibilizzazione. Associazioni come queste sono certamente il perno attorno cui deve ruotare l’iniziativa per l’integrazione dei sieropositivi.
Come Rete degli Studenti dell'Emilia-Romagna riconosciamo l'importanza di questa giornata per sensibilizzare la collettività su questi temi, agendo in modo concreto per arginare il più possibile la diffusione del virus dell'HIV distribuendo preservativi, che sono il mezzo più sicuro nel prevenire la diffusione dell'AIDS e delle malattie sessualmente trasmissibili in generale.
Riteniamo che si debba costruire un percorso dentro e fuori le scuole di sensibilizzazione sul tema, che affronti la questione in modo concreto e mirato, informando sui rischi delle malattie sessualmente trasmissibili e su come si possa prevenire efficacemente la loro diffusione.
La necessità di istituire una Giornata Mondiale contro l'AIDS, il 1° dicembre di ogni anno, in cui si faccia opera di prevenzione e sensibilizzazione in materia di malattie sessualmente trasmissibili, è resa evidente dalla crudezza di questi dati, che evidenziano come la diffusione del virus dell'HIV sia un fenomeno globale che non può essere ignorato.
Da momenti come il 1° dicembre può e deve partire la battaglia contro la diffusione delle malattie sessualmente trasmissibili, una battaglia prima di tutto culturale, con un lavoro che permetta di fare breccia nel muro di omertà e di disinformazione che è stato eretto attorno a questa tematica.
Confrontandosi con dati come quello evidenziato da studenti.it, che mostra come il 31% degli alunni dei nostri istituti sappia poco o nulla riguardo la questione, ci si rende conto di quanto sia necessaria un'informazione chiara, trasparente, che affronti il problema parlando delle modalità di contagio, dei rischi e della prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili.
La diffusione del virus può avvenire principalmente in due modi: o per via ematica, attraverso una trasfusione di sangue infetto o, nella maggior parte dei casi, per via sessuale. Un altro caso attraverso cui esso ha la possibilità di diffondersi è per via materno-fetale, ma questo rappresenta una minima parte dei contagi poiché esistono i farmaci in grado di limitare questa via di trasmissione del virus.
Soprattutto per quanto riguarda il secondo caso, fare prevenzione per evitare la trasmissione dell'HIV è tanto semplice quanto necessario. Un semplice preservativo, se usato correttamente, è l'unico metodo efficace per evitare la trasmissione del virus durante il rapporto.
Solo usando questo piccolo accorgimento si ridurrebbe drasticamente il numero di contagi, poiché, secondo le statistiche attuali, ben il 90% dei contagi avviene a causa di un rapporto sessuale non protetto.
In Emilia-Romagna esistono diverse strutture che operano in questa direzione, ed è stata attivata una rete regionale di prevenzione e cura dell'AIDS, cui contribuiscono associazioni sanitarie e di volontari, che si possono trovare, divise per provincia, sul sitowww.helpaids.it
Nonostante la ricerca scientifica stia facendo discreti passi avanti nella cura di queste malattie, migliorando l'efficacia delle terapie e dei farmaci antiretrovirali, rimane comunque la necessità forte di affrontare il problema in modo mirato, per arginare la vera causa dell'incredibile diffusione del virus, ossia l'ignoranza in materia di modalità di trasmissione e di prevenzione.
Pur esistendo farmaci antiretrovirali capaci di prevenire l'insorgenza di AIDS, bisogna agire alla radice del problema, lavorando per eradicare l’HIV. Fare prevenzione diventa quindi una questione di vitale importanza, poiché è senza alcun dubbio la migliore assicurazione sulla nostra salute e su quella del nostro partner.
Le cure per l’AIDS inoltre non sono accessibili a molti sieropositivi, considerando il loro costo elevato e il fatto che il virus sia maggiormente diffuso nei paesi sottosviluppati e tra gli strati più poveri della popolazione mondiale.
La questione centrale deve essere quella di diffondere una cultura che non solo porti ad una diffusione di nozioni basilari per rallentare la diffusione delle malattie sessualmente trasmissibili, ma anche che crei una visione meno stigmatizzata delle persone sieropositive, troppo spesso
relegate ai margini della società e lasciate sole nella battaglia contro l'AIDS.
Lavorare sull'integrazione significa prima di tutto sfatare il mito secondo cui le persone più a rischio e quindi più esposte al contagio dell'HIV e più in generale delle malattie sessualmente siano gli omosessuali. Un pensiero del genere rappresenta non solo un problema sociale, in quanto
l'associazione sieropositivo-omosessuale sta diventando un luogo comune difficile da sfatare, ma rischia anche di far abbassare la guardia a molte coppie, rendendo la quesione un problema legato solamente alla sessualità del singolo quando in realtà la diffusione del virus avviene indipendemente dal tipo di rapporto, sia esso omosessuale o eterosessuale.
Un altro passo importante verso l’integrazione dei sieropositivi può essere fatto semplicemente spiegando che entrando in contatto con chi è affetto da HIV non si rischia di contrarre il virus, né tramite il semplice contatto fisico né tramite la saliva.
Esistono associazioni che si occupano in modo specifico di assistere i malati di AIDS: ad esempio, nella nostra regione, sul territorio modenese opera una struttura, l’ASA 97 (Associazione Solidarietà malati Aids 97), che si occupa di fornire sostegno e assistenza sia ai sieropositivi che ai loro familiari, lavorando per farli uscire dal loro isolamento sociale anche attraverso campagne di sensibilizzazione. Associazioni come queste sono certamente il perno attorno cui deve ruotare l’iniziativa per l’integrazione dei sieropositivi.
Come Rete degli Studenti dell'Emilia-Romagna riconosciamo l'importanza di questa giornata per sensibilizzare la collettività su questi temi, agendo in modo concreto per arginare il più possibile la diffusione del virus dell'HIV distribuendo preservativi, che sono il mezzo più sicuro nel prevenire la diffusione dell'AIDS e delle malattie sessualmente trasmissibili in generale.
Riteniamo che si debba costruire un percorso dentro e fuori le scuole di sensibilizzazione sul tema, che affronti la questione in modo concreto e mirato, informando sui rischi delle malattie sessualmente trasmissibili e su come si possa prevenire efficacemente la loro diffusione.